Il poker, e in particolare il Texas Hold’em, affonda le sue radici nella cultura texana: Doyle Brunson, Amarillo Slim e Sailor Roberts sono nomi leggendari che hanno fatto la storia nelle poker room di Fort Worth, lungo la celebre Exchange Street. Oggi, quelle partite sono sopravvissute nei moderni club come The Lodge e Prime Social, dove il Texas continua a essere considerato la vera casa del poker.
Eppure, pochi immaginerebbero che a circa 30 miglia da quei tavoli, all’interno del Johnson Space Center della NASA, il poker stia vivendo una nuova e sorprendente evoluzione. Non più solo come gioco, ma come strumento umano, strategico e psicologico per affrontare le sfide più complesse: quelle di un futuro su Marte.

Le origini: quando poker e corsa allo spazio si incontrarono
La connessione tra poker e esplorazione spaziale non nasce oggi. Già negli anni Cinquanta, durante la competizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica, gli ingegneri del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena giocavano a poker durante i lunghi viaggi verso il White Sands Testing Range, dove si testavano i primi razzi. Quelle partite diedero persino il nome a una missione chiave: Project Deal, chiamato così in omaggio ai continui “Deal!” che seguivano ogni perdita importante a carte.
Il poker era già allora un linguaggio comune tra ingegneri, un passatempo e un esercizio di logica e resilienza.
Negli anni successivi, la NASA arrivò a costruire un vero paesaggio lunare nel deserto del Nevada, dove furono addestrati undici dei dodici astronauti che avrebbero camminato sulla Luna. Quando la missione Apollo 11 rientrò sulla Terra, gli astronauti trascorsero due settimane in quarantena. Secondo i racconti dell’epoca, gran parte del tempo lo passarono “bevando bourbon e giocando a poker”.
Mars Dune Alpha: il poker entra ufficialmente nelle missioni analogiche
Oggi il poker è arrivato ancora più lontano, diventando parte delle simulazioni di vita su Marte. All’interno dell’edificio 220 del Johnson Space Center si trova la Mars Dune Alpha, una struttura abitativa di 1700 piedi quadrati, interamente stampata in 3D: è la casa del progetto CHAPEA (Crew Health and Performance Exploration Analog), la simulazione realistica più avanzata di una missione umana verso Marte.
Il primo equipaggio ha vissuto nella Mars Dune Alpha per 378 giorni, dal 25 giugno 2023 al 6 luglio 2024, in isolamento totale. La comandante Kelly Haston, insieme a Ross Brockwell, Anca Selariu e Nathan Jones, ha affrontato un anno di vita in condizioni simulate marziane, con scarsità di risorse, comunicazioni ritardate, alimentazione strettamente controllata e routine rigidamente prescritta dagli scienziati NASA.
Un mazzo di carte come antidoto all’isolamento
Ogni oggetto nella Mars Dune Alpha doveva avere un motivo scientifico o psicologico per essere ammesso. Non c’era spazio né peso per oggetti superflui. Ed è proprio per questo che un semplice mazzo di carte ha superato la selezione: era piccolo, leggero e, soprattutto, capace di creare legami umani.
“Non c’è niente di più compatto di un mazzo di carte” ha raccontato Kelly Haston. “NASA lo sapeva, e ce lo ha dato”.
Il risultato? Una partita di Texas Hold’em durata dieci mesi, con reagenti scientifici usati al posto delle fiches. Il poker è diventato molto più di un passatempo: è diventato un modo per rompere la monotonia, mantenere la mente allenata e, soprattutto, creare nuove interazioni quando tutte le conversazioni possibili erano già state fatte.
Secondo Haston, i giochi sono stati fondamentali: “Quando hai esaurito ogni argomento, quando non c’è più nulla di nuovo da dirsi, i giochi diventano il modo per creare storie, battute, relazioni. Sono essenziali. Poker e giochi saranno fondamentali per mantenere i rapporti umani tra Terra e spazio”.
Il poker come esercizio cognitivo: la visione degli esperti
La giocatrice professionista e astrofisica Liv Boeree ha sottolineato che il poker offre benefici unici per gli astronauti:
allenamento strategico, mantenimento delle capacità cognitive e gestione dell’incertezza, tutti elementi essenziali nelle missioni spaziali.
Inoltre, secondo Boeree, il Texas Hold’em simula in modo sorprendente la gestione del rischio e la valutazione delle probabilità, due componenti centrali anche nelle decisioni ingegneristiche e operative nello spazio. Certo, giocare tornei tra Terra e Marte sarà difficile: il segnale impiega tra i 4 e i 22 minuti a viaggiare tra i pianeti. “Immagina un tavolo con tutti in timeout”, scherza Boeree.
Quando un mazzo di carte diventa simbolo di umanità
La seconda missione CHAPEA è già in corso e durerà fino al 31 ottobre 2026. La terza seguirà. Non sappiamo quanto influenzeranno il futuro delle missioni su Marte, ma una cosa è certa: tra razioni, strumenti scientifici e robot di manutenzione, un mazzo di carte avrà sempre un posto nelle esplorazioni umane dello spazio.
Questa volta, magari, con delle vere fiches.
