Ogni estate, il Main Event delle World Series of Poker (WSOP) catalizza l’attenzione dei media e degli appassionati. Ma tra i tavoli dorati del Paris e del Horseshoe di Las Vegas si celano tornei meno chiacchierati, meno affollati, e molto più tecnici. Sono gli eventi “sottovalutati”, spesso ignorati dal pubblico generalista, ma che costituiscono la vera essenza del poker professionale. Ecco quali sono, perché attirano i migliori giocatori del mondo e cosa li rende così speciali.
Limit Hold’em: la disciplina della pazienza

Il Limit Hold’em è una delle varianti più “pure” del gioco. Le puntate sono predefinite, il che riduce notevolmente la varianza e rende fondamentale ogni singola decisione tecnica.
- Perché è sottovalutato: meno adrenalina rispetto al No Limit, meno visibilità televisiva.
- Chi lo gioca: i giocatori più esperti in letture e bilanciamento, come Daniel Negreanu o Terrence Chan, sono regolarmente presenti.
- Vantaggi per i grinder: i field sono più ristretti e con meno amatori: chi ha edge tecnica costante ha ROI molto più alti sul lungo periodo.
Razz: il poker al contrario
Nel Razz, la mano più bassa vince. Le scale e i colori non contano, e l’asso è sempre basso. Serve memoria, calcolo rapido e grande disciplina.
- Perché è sottovalutato: le regole sono poco intuitive per chi viene dall’Hold’em.
- Perché è strategico: leggere board visibili degli avversari, memorizzare le carte uscite e capire quando foldare è arte pura.
- Chi eccelle: grandi specialisti come Brandon Shack-Harris e Calvin Anderson.
2‑7 Lowball Triple Draw: il culto dei pro
Un gioco affascinante dove l’obiettivo è fare la mano più “bassa” possibile con cinque carte, senza scale né colori. I giocatori possono cambiare carte fino a tre volte (triple draw), e ogni street ha rilanci precisi.
- Pochi lo conoscono, ma è il gioco preferito di leggende come Billy Baxter e Jason Mercier.
- La strategia ruota attorno a: posizione, gestione dei draw, bluff al river e controllo dei pot.
- Perché è sottovalutato: è difficile, lungo e non televisivo. Ma è tra i giochi dove la skill ha l’impatto maggiore.
Seven Card Stud: dove nacque il poker moderno
Prima del boom dell’Hold’em, il Seven Card Stud era il poker per eccellenza nei casinò americani. Oggi resta una roccaforte per gli old-school e i veri tecnici.
- Ogni giocatore riceve fino a 7 carte (3 coperte e 4 scoperte) e non ci sono community cards.
- Richiede concentrazione altissima: bisogna memorizzare le carte visibili, ricostruire le mani degli avversari e calcolare gli outs in tempo reale.
- Eventi WSOP dedicati a Stud e Stud Hi-Lo vedono field con tanti bracelet winners… e pochissimi principianti.
H.O.R.S.E. e 8-Game Mix: la sfida completa
Questi eventi combinano diverse varianti (Hold’em, Omaha Hi-Lo, Razz, Stud e altri), costringendo i partecipanti ad adattarsi continuamente.
- Vincere in questi tornei significa dominare ogni aspetto del poker, dal gioco tight post-flop al read nei giochi di carte visibili.
- I tornei $1.500 H.O.R.S.E. e $10.000 Dealer’s Choice sono palestre ideali per chi aspira al Poker Players Championship da $50.000.
Questi tornei sono spesso meno affollati, con field di altissimo livello tecnico ma privi di “bingo players”. Per i grinder preparati, rappresentano un terreno di caccia ideale per costruire un bankroll costante.
Inoltre, guardare un tavolo finale di Razz o Stud su PokerGO può insegnare più sull’equilibrio e la disciplina del poker rispetto a cento mani di All-In in Hold’em. Se vuoi davvero capire cos’è il poker, vai oltre l’Hold’em. I tornei più sottovalutati delle WSOP sono il cuore strategico del gioco. Non portano sempre milioni, ma portano rispetto. E, spesso, il rispetto nel poker vale più del denaro.