Da un punto di vista storico, tanto nella convenzione comune che negli spazi dedicati alla critica videoludica, il pubblico di videogiocatori è stato abitualmente ripartito in due macro categorie: hardcore e casual gamer. Un po’ come avviene per il contesto dei tifosi di calcio, o per ogni contesto e ambito dove essere seguaci può assumere connotazioni di rilievo, a livello sociale.
I videogiocatori divisi per categorie
La prima categoria, quella dei giocatori appunto hardcore, in italiano potrebbe essere tradotta con irriducibili, rappresenta almeno sotto certi aspetti, il giocatore assiduo. Non quello informato che sa tutto di gioco, ma quello che lo pratica con una certa frequenza e regolarità. Come possiamo vedere questa categoria non ha alcun vincolo o limite di età, come è giusto che sia. Non si tratta infatti di un contesto come quello del gambling e del poker sportivo in particolare, dove bisogna essere maggiorenni per praticarlo e per iscriversi ai tornei online tipo casino live che vengono periodicamente organizzati e che negli anni hanno ottenuto un certo successo a livello di pubblico.
I casual gamer
La seconda categoria è invece da ricondursi a un giocatore di matrice occasionale, ossia che non fruisce continuamente di videogiochi, tendendo quindi a essere meno informata rispetto alle ultime novità dell’industria videoludica. Trattandosi di un settore in rapida e costante evoluzione, dove ogni anno i titoli, sia quelli maggiori e più marcatamente mainstream, sia quelli diciamo di nicchia, sono davvero moltissimi, il giocatore occasionale spesso si specializza in una categoria e in un certo numero limitato di titoli che pratica. Nella vulgata di videogiocatori, forum, community come i social network, fino ad arrivare a canali appositi come Twitch.tv, entrambe le divisioni hanno trascinato con sé significati ulteriori. L’hardcore gamer infatti non è sempre e solo un tipo di utente che dedica molto tempo a giocare, ma rispecchia anche una filosofia elitaria, mirata alla preservazione di un modo esclusivo di vivere e intendere il videogioco.
Il contesto videoludico odierno
A questo punto, possiamo quindi affermare come oggi il contesto videoludico e di gioco possa essere assimilato a quello di cinefili, di appassionati di sport e di chi vive il contesto del gioco come quello del poker e dei live casinò. Nel corso degli ultimi 15-20 anni questi gamer hanno quindi assunto un ruolo centrale, visto anche che l’industria del gaming è in continua e rapida espansione. Non solo in termini di fatturato, che sarebbe già motivo sufficiente di interesse, in termini analitici e sociologici, ma anche per via della differenza di genere, di stile di gioco e di contesto. Non è un caso se vengono organizzati festival, tornei, fiere e raduni, come succede con il mondo del cinema, del fumetto e della musica popolare. In pratica oggi per i giovani i videogiochi rappresentano un modo di vivere la propria giornata e il tempo libero che gli dedicano. Parliamo però di un nuovo contesto, visto che oggi la tecnologia e l’offerta sono molto cambiate, già rispetto a 1-2 generazioni precedenti. Un tempo invece quando le tecnologie non erano appannaggio del grande pubblico, anche per giocare era necessario destreggiarsi tra configurazioni hardware e terminali per lanciare il software.
Conclusioni sul concetto di videogiocatori
Una situazione che in parte è stata mitigata dalle console di nuova generazione, che hanno consentito di giocare senza bisogno di installare niente di specifico. Il concetto di hardcore gamers è legato quindi all’ideale di difficoltà, un retaggio culturale che tuttavia persiste ancora oggi, ma in un contesto e con una tecnologia molto più duttile e semplificata, per l’utente medio. Il pensiero che la presenza di una skill, abilità superiore renda la propria opinione in merito ai giochi più rilevante e potente, è una dinamica comune non solo tra i giocatori, ma anche tra gli esperti di altri ambiti, come quello degli appassionati di scommesse sportive e di altri settori limitrofi. Il videogioco quindi ricevuto una sorta di imprinting nella sostanza legato all’importanza e all’aspetto della sfida, visto che la tecnologia della cosiddetta Golden Age non permetteva grandi approfondimenti di tipo narrativo e dello storytelling, puntando quasi tutto sul livello di difficoltà. Il gioco progrediva spesso diventando più frenetico, caotico, dato che i mezzi e gli strumenti erano assai limitati, se paragonati con quelli attuali.