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Un coach, più giorni e il pubblico: le proposte degli italiani per il Global Poker Masters

Scritto da Pokerista
Autore: Domenico Gioffrè

Autore: Domenico Gioffrè

Tre giorni dopo, la eco del Global Poker Masters tinto d’azzurro non si è ancora placata. Fatte le doverose lodi ai nostri ragazzi e al felice progetto di Alex Dreyfus, cerchiamo adesso di capire cosa ha funzionato di più e cosa meno, ovvero quali potrebbero essere le migliorie da apportare a un’idea dalle evidenti potenzialità.

D’altra parte, quello a cui abbiamo assistito non è altro che una sorta di “pilot“, un numero 0 di uno show che potremmo vedere proposto nei prossimi anni in tv. Normale dunque la presenza di difetti e di accorgimenti da prendere con il conforto dell’esperienza.

MIS-TWITCH – Il famoso errore di grafica sul board, con il “finto” 10 apparso nella mano decisiva tra Mustapha Kanit e Vlad Troyanovskiy (foto sotto), è da considerarsi veniale per noi che di tavoli in streaming ne abbiamo visti parecchi, e sappiamo che un errore del sensore di lettura può capitare. Se però si trasferisce tutto su un contesto vasto come quello collegato in streaming dalla piattaforma Twitch, e a maggior ragione se si pensa a un possibile futuro palcoscenico televisivo, è certo qualcosa su cui Dreyfus avrà avuto un mezzo mancamento…

Scherzi a parte, abbiamo preso questo come paradigma degli inconvenienti che sono da mettere in conto in un esperimento, seppur di portata enorme, come Global Poker Masters.

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Il ‘misclick’ della regia

IL SAMPLE SIZE E IL GIUSTO COMPROMESSO – La parte più critica del pubblico parla di un numero esiguo di partite, che dunque lascerebbero troppo spazio alla “run” e poco alle pure skill. Questo è innegabile, così come è logico che sarebbe gradevole ampliare la gamma dei giochi offerti. Ma non bisogna dimenticare che questo non dovrà mai smettere di essere un prodotto pensato per la tv, per appassionare, divertire e intrattenere un pubblico vasto e dunque poco o nulla edotto. Operare una sintesi che rappresenti un compromesso accettabile per entrambi gli estremi è fatalmente la parte più difficile di tutto il progetto.

MATCH VS MATCH (POKER)? – Come termine di paragone, è interessante ricordare che esiste un altro progetto che mira alla “sportivizzazione” del poker, ovvero il “match poker” ideato da Patrick Nally, presidente della IFP (International Federation of Poker). L’idea di Nally, che a sua volta punta all’ingresso del poker nel CONI come mind sport, è però decisamente più estrema, radicale. Nei prossimi giorni cercheremo di approfondire affinità e differenze dei due progetti, e anche le potenzialità di una eventuale azione combinata.

Torniamo ad occuparci di Global Poker Masters, e in particolare delle impressioni che ha lasciato ai protagonisti indiscussi: i ragazzi del Team Italy, campioni di questa prima edizione.

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Siamo una squadra fortissimi!

PIÙ GIORNI, PLEASE – Come prevedibile, tutti sono entusiasti della formula, senza lesinare osservazioni e consigli per il futuro. E’ opinione generale che la durata della competizione vada rivista. Secondo Dario Sammartino l’ideale sarebbe diluirla su tre giorni, idea sposata un po’ da tutti e in particolare da Giuliano Bendinelli che osserva “io sono abituato a giocare 12 e più ore filate al computer, ma il day 1 è stato davvero sfiancante”.

Kanit però è consapevole del rovescio della medaglia di tutto questo. “L’ideale sarebbe che le batterie iniziali fossero strutturate su più giorni. Certo, diventerebbe ancora più impegnativo da un punto di vista organizzativo e per il tempo che richiede a noi giocatori, ma è una competizione interessante che merita di essere supportata”, sono le parole di Mustacchione.

SPIRITO DI SQUADRA – Andrea Dato e Rocco Palumbo mettono in evidenza un aspetto della struttura che si è rivelato cruciale, sia per i partecipanti che per lo spettacolo: “all’inizio giochi un sit’n’go da solo contro altri, come sei solito fare da sempre. Ma il giorno dopo, con gli heads up, il 6-max con i cambi e quindi l’heads up finale, lo spirito di squadra viene naturalmente sollecitato e finisce per emergere nettamente. Infatti la squadra si è andata saldando con il passare delle ore”, dice il romano.

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Le lacrime di gioia di Giuliano Bendinelli

Al di là del tavolo, questa esperienza rinsalda anche i rapporti tra i cinque azzurri? Pare di sì. Rocco e Giuliano erano già molto amici, mentre qualche ruggine esisteva tra Bendi e Mustacchione, ma ormai si tratta di acqua passata. Forse il legame più consolidato da questi giorni è quello tra lo stesso Giuliano e Dario Sammartino: “fino a sei mesi fa eravamo poco più che conoscenti, poi ci siamo avvicinati e adesso lui per me è come un fratello maggiore.” Il napoletano conferma, e identifica proprio nelle lacrime di Bendinelli il momento più bello e sorprendente del Global Poker Masters.

UN COACH? – Datino prende a prestito un’idea suggerita da Max Pescatori: quella di un coach. “Tecnicamente sarebbe interessante avere un vero e proprio coach, uno che non giochi ma sia scelto dagli stessi giocatori, con il compito di selezionare i partecipanti ai vari scontri e specialità, di confortare, consigliare e supportare i player. Un po’ come un capitano di Coppa Davis”.

“MEGLIO DI 1.000.000€” – Come già detto, il fatto di coinvolgere top players favorisce l’emergere della pura competizione mentale, per via dei livelli di pensiero ma anche perchè si tratta di giocatori già ipervincenti, che hanno già superato l’idea di giocare per soldi e cercano stimoli in qualche modo più alti. “Io l’avevo detto in tempi non sospetti e lo confermo oggi: non è che il denaro non conti ma stavolta contava zero, e ribadisco che se mi dicessero di scambiare questo successo con un milione di euro rifiuterei. Parole di Bendinelli, che come al solito non si fa mancare le dichiarazioni forti.

SPONSOR ESTERNI = PIÙ SOLDI – Kanit guarda persino più in là, nel senso che anche lui è molto ecc
itato da questa parentesi “sportiva”, ma già intravede quali potrebbero essere le prospettive anche per i giocatori “Non dispiacerebbe avere qualcosa in più in palio, ma se questo format ingrana coinvolgendo sponsor esterni, oltre a raggiungere il suo scopo reale di portare un nuovo pubblico, anche sotto il profilo dei premi vedremo qualcosa di più interessante”.

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Dario Sammartino riflette, con Rocco Palumbo in action sullo sfondo: uno spettacolo per gli addetti ai lavori, l’anno prossimo anche per il pubblico in sala?

TORCIDA – Infine, sempre Kanit lancia un’altra idea per le prossime edizioni: la presenza del pubblico sugli spalti. “Capisco che con lo streaming e le esigenze televisive non sia semplice, ma avere il pubblico sugli spalti per la finale sarebbe una cosa meravigliosa. Spero che ci riescano il prossimo anno.

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