Ci sono giocatori bravini, con potenzialità. Ci sono giocatori bravi, temuti e rispettati da tutti. E poi ci sono loro: i campioni. Gente difficile, se non impossibile da fronteggiare. Ogni sport ne ha almeno uno. Nel calcio il principale è Messi, nel basket Kobe Bryant e via discorrendo. Nel Poker c’è lui: Phil Ivey. Il Messi del Texas Hold’em, l’alieno del tavolo verde, colui che, quando decide di fare sul serio, fa abbassarre le quote delle scommesse sportive delle case da gioco.
Quando lo vedi al tavolo t’incute timore reverenziale. Quando lo trovi al tavolo, sai di avere ben poche speranze di vincere. Mente strepitosa, capacità di lettura immense, abilità fuori dal comune. Eclettico, strabiliante: in poche parole, immenso. IL NUMERO UNO – Ivey è considerato da un bel pezzo il Numero Uno al mondo. E sicuramente non a torto. Straordinario giocatore di cash game – di gran lunga il suo main game – si districa bene anche in tutte le altre discipline. Tant’è che – tra i tanti premi – ha vinto pure un World Poker Tour e 9 Braccialetti Wsop, oltre ad essere arrivato 49 volte ITM sempre alle World Series, in quel di Las Vegas. Un bel giorno, nel 2009, ha deciso di voler esagerare. E si è preso persino il tavolo finale del Main Event Wsop – sostanzialmente l’equivalente del Mondiale di Calcio – chiudendo settimo. Tanti, da tanti anni, stanno provando a superarlo. Invano. Perchè Ivey non soltanto è un professionista geniale, ma ha anche il mindset giusto per controllare al meglio le sue doti. Riuscirà qualcuno a strappargli il trono nel prossimo decennio?Ce la faranno i siti di scommesse come betfair a trovargli un altro contrincante degno del suo talento? Nulla è impossibile. Ma il livello di difficoltà per i suoi potenziali rivali è altissimo. Come sempre, quando si tratta di Phil.