Roma (FISCO TPNEWS.IT) – Il giorno 22 ottobre 2014 la Corte di Giustizia Europea ha dato definitivamente ragione a Cristiano Blanco e Pier Paolo Fabretti ai quali era stata contestata la mancata dichiarazione delle vincite maturate nei casinò esteri dell’Unione Europea.
I FATTI – Cristiano Blanco era stato uno dei primi pokeristi italiani a fare risultato in campo internazionale, con il 2° posto da 380.000€ all’EPT Dortmund 2007. Circa 4 anni dopo, è anche uno dei primi a finire sotto la lente dell’Agenzia delle Entrate e, dopo una serie di accertamenti su presunte vincite conseguite in casinò esteri, si vede recapitare una salatissima cartella da 550.000€: una cifra pazzesca, frutto delle presunte tasse evase, a cui vanno ad aggiungersi sanzioni ed interessi vari.
Blanco non ci sta, si rivolge alla Commissione Tributaria Provinciale di Roma e ottiene una prima piccola vittoria: qui viene riconosciuta la natura discriminatoria del provvedimento dell’ AdE, che considera le vincite ottenute in casinò italiani come tassate alla fonte, mentre pretende un 43% da quelle ottenute in case da gioco estere, comprese le comunitarie.
IL PARERE – La Commissione Tributaria Provinciale rimanda il tutto alla Corte di Giustizia Europea e così si arriva a pochi giorni fa, al parere che la Commissione UE invia alla stessa CGE, e che Agimeg riporta così: “L’articolo 56 TFUE osta ad una legislazione, come quella italiana descritta dal giudice di rinvio, che assoggetti a imposta sul reddito le vincite da gioco conseguite in case da gioco stabilite in altri Stati membri, e che al contrario non assoggetti alla stessa imposta le vincite al gioco conseguite in case da gioco stabilite in Italia”.
Se fosse una corsa ciclistica sarebbe una vittoria di tappa, che per il momento non decide nulla ma che potrebbe rivelarsi cruciale ai fini del successo finale. Il parere non è infatti vincolante, e in teoria la CGE potrebbe anche non tenerne conto, ma il fatto che le ragioni di Blanco siano state sposate da un’organismo così importante induce ad un comprensibile ottimismo.
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LA FINE DI UN INCUBO – Le pretese delle autorità fiscali del nostro paese sono contrarie ai principi del Trattato UE ed in particolare all’articolo 56 (divieto di doppia imposizione). Secondo i legali di Blanco, la normativa italiana applicata in questo caso è discriminatoria. Come si è arrivati alla sentenza? Per i giudici comunitari la normativa italiana è discriminatoria: da una parte pretende il versamento delle tasse sulle vincite maturate all’estero nelle sale da gioco comunitarie, mentre dall’altra esonera dagli obblighi fiscali i players che giocano nei casinò italiani. In questo modo vi è un forte incentivo a partecipare ai tornei live solo nel territorio nazionale, penalizzando la concorrenza degli altri stati membri.